martedì 5 aprile 2011

Lampedusa, Amnesty International: migliaia di persone in condizioni "agghiaccianti"

CS032: 30/03/2011

Una delegazione di Amnesty International presente sull’isola di Lampedusa ha affermato oggi che migliaia di persone, molte delle quali hanno lasciato il Nord Africa a seguito delle recenti rivolte, sono lasciate in condizioni “agghiaccianti”. Questa è la valutazione fatta dalla delegazione dell’organizzazione per i diritti umani, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si impegnava a “liberare Lampedusa in 48-60 ore”.

A Lampedusa si trovano attualmente circa 6000 cittadini stranieri, per la maggior parte provenienti dalla Tunisia.

Il governo italiano deve immediatamente affrontare questa crisi umanitaria, che è stata causata dal non aver predisposto in modo ordinato e tempestivo i trasferimenti da Lampedusa verso altre strutture in Italia” – ha dichiarato Anneliese Baldaccini, componente della delegazione di Amnesty International inviata sull’isola.

Circa 22.000 persone sono arrivate a Lampedusa nelle ultime settimane e molte sono state già trasferite altrove in Italia.

A molte delle persone che si trovano a Lampedusa, come verificato dalla delegazione di Amnesty International, non è stata fornita l’assistenza umanitaria di base, come un riparo, cure mediche, stuoie, coperte e accesso a servizi igienico - sanitari. Migliaia continuano a dormire all’aperto.

Il sistema di esame individuale per accertare potenziali bisogni di protezione è al collasso.

I bisogni individuali di tutte le persone che raggiungono l’Italia devono essere esaminati in modo adeguato. A queste persone dev’essere garantito l’accesso a procedure effettive ed eque di asilo, ciò che non risulta al momento possibile a Lampedusa a causa della situazione caotica” – ha affermato Baldaccini.

Inoltre, le autorità italiane non dovrebbero presumere che le persone che arrivano a Lampedusa siano necessariamente migranti economici.

Le autorità italiane hanno annunciato l’imminente trasferimento, altrove in Italia, di tutti i cittadini stranieri rimasti a Lampedusa. Amnesty International le ha sollecitate a chiarire dove queste persone saranno trasferite e quale status giuridico avranno le strutture che si prevede le ospiteranno.

Le autorità italiane devono tener fede ai loro obblighi internazionali sui diritti umani. Ciò significa venire incontro agli immediati bisogni di queste persone e desistere da espulsioni collettive o rimpatri sommari” – ha concluso Baldaccini.


Roma, 30 marzo 2011
FINE DEL COMUNICATO


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giovedì 17 dicembre 2009

Conferenza di Copenhagen: l'accordo sul clima deve garantire che i poveri non vengano esclusi e ulteriormente svantaggiati

Sintesi del comunicato stampa della Sezione Italiana di Amnesty International CS146 a cura del Gruppo Amnesty 211 di Lecco

Mary Robinson (ex presidente irlandese, già Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, attuale presidente dell'Iniziativa per una globalizzazione etica) e Irene Khan (Segretaria generale di Amnesty International) hanno preso parte a una conferenza organizzata da Amnesty International per esaminare l'impatto sui diritti umani dei cambiamenti climatici, in vista della Conferenza di Copenhagen.

"Il punto essenziale dei cambiamenti climatici è che, mentre il problema è causato in larga misura dalle emissioni dei paesi ricchi, a pagare le conseguenze sono i poveri" - hanno dichiarato Robinson e Khan. "Se a Copenhagen non prenderanno iniziative, i diritti umani delle comunità più povere ed emarginate del mondo ne risentiranno. Il diritto al cibo, all'acqua, a un rifugio e alla salute rischiano di essere compromessi dai cambiamenti climatici. C'è urgente bisogno di un accordo ambizioso, equo e vincolante alla conferenza di Copenhagen".

"Il tempo in cui i politici e l'opinione pubblica potevano immaginare i cambiamenti climatici come un problema del futuro, è scaduto. Si tratta di una minaccia alla sopravvivenza e al godimento dei diritti umani. Se non la affrontiamo, nessuno vivrà in un mondo sicuro" - hanno proseguito Robinson e Khan.

"La lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici sono una lotta comune in favore dei diritti delle persone emarginate" - ha aggiunto Khan. "Se non affrontiamo i cambiamenti climatici, i progressi fatti per sradicare la povertà verranno spazzati via".

L'iniziativa di Amnesty International si colloca all'interno della campagna globale "Io pretendo dignità", lanciata nel maggio 2009 per chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà. La campagna mobiliterà persone di ogni parte del mondo per pretendere che i governi e le aziende ascoltino la voce di coloro che vivono in povertà e rispettino i loro diritti.

Una delegazione di Amnesty International sta partecipando alla conferenza di Copenhagen.

mercoledì 4 marzo 2009

Lampedusa: migranti a rischio di rimpatrio illegale. Appello mondiale di Amnesty International al governo italiano

CS018: 09/02/2009

Il Segretariato Internazionale di Amnesty International ha lanciato un appello urgente al governo italiano affinché "i migranti attualmente detenuti a Lampedusa non vengano rimpatriati forzatamente in un paese in cui possano rischiare di subire gravi violazioni dei diritti umani, in linea con gli obblighi dell'Italia in quanto stato parte della Convenzione 1951 sui Rifugiati e della Convenzione contro la tortura".

Tutti i migranti detenuti sull'isola sono infatti a rischio di rimpatrio forzato senza la possibilità di opporsi al rimpatrio nell'ambito di procedure effettive di controllo giudiziario e con il rischio di un mancato accesso alla procedura d'asilo. Qualora rimpatriati in assenza di queste garanzie, potrebbero trovarsi a rischio di subire torture e altre gravi violazioni dei diritti umani.

L'appello mondiale di Amnesty International ricorda al presidente del Consiglio Berlusconi e al ministro dell'Interno Maroni che "il diritto internazionale sui diritti umani e sui rifugiati obbliga l'Italia a permettere a ogni migrante di chiedere asilo attraverso procedure imparziali e soddisfacenti e a garantire protezione contro il rimpatrio in un paese in cui si troverebbe a rischio di subire gravi violazioni dei diritti umani".

Ulteriori informazioni

Dallo scorso dicembre, oltre 1000 persone di diverse nazionalità sono sbarcate sull'isola siciliana di Lampedusa. Secondo dati dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), circa il 75 per cento delle 36.000 persone arrivate in Italia via mare nel 2008 ha presentato domanda d'asilo. Circa la metà ha ottenuto lo status di rifugiato o è stata comunque protetta dal rimpatrio forzato.

A gennaio il governo ha messo in atto nuove politiche secondo le quali le procedure di identificazione e di asilo vengono svolte mentre i migranti si trovano detenuti sull'isola di Lampedusa. Questa decisione ha aumentato le già diffuse preoccupazioni relative all'accesso a procedure corrette e a una rappresentanza legale adeguata.

Secondo una dichiarazione del ministro dell'Interno del 23 gennaio, circa 1600 migranti, arrivati a Lampedusa nelle due settimane precedenti, erano a quella data detenuti sull'isola. Almeno 150 migranti risultano essere già stati rimpatriati dal 1° gennaio. Il 28 gennaio, durante una conferenza stampa, il ministro dell'Interno ha dichiarato che, in base a un accordo stipulato tra l'Italia e la Tunisia sul rimpatrio dei migranti irregolari, 500 migranti tunisini sarebbero stati rimpatriati nei due mesi successivi. Il 3 febbraio, inoltre, il ministero dell'Interno ha annunciato che 120 migranti irregolari sarebbero stati rimpatriati immediatamente in Tunisia.

Il centro di detenzione in cui si trovano i migranti è stato costruito per accogliere 850 persone. Il 23 gennaio, l'Unhcr ha espresso preoccupazione sulle condizioni di vita nel centro di detenzione e ha chiesto alle autorità italiane di intraprendere tutte le azioni necessarie per affrontare la difficile situazione umanitaria in cui si trovano i detenuti. Secondo una dichiarazione rilasciata dall'Unhcr il 9 gennaio, "ai richiedenti asilo deve essere permesso di sbarcare in un posto sicuro dove possano ricevere informazioni sui loro diritti e avere una reale opportunità di formulare una domanda di asilo che venga valutata in base a una procedura equa. Rimandare indietro i rifugiati in paesi dove non possono ottenere un'effettiva protezione, potrebbe rappresentare una violazione degli obblighi internazionali presi dagli stati di rispettare il principio del non-refoulement (non respingimento)".

Roma, 9 febbraio 2009

FINE DEL COMUNICATO

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(Foto di Giovanni Hänninen ©2008)